I primi passi del Latino “Per Aspera ad Astra”
“Per Aspera ad Astra” nasce per avvicinare i giovani all’insegnamento della lingua Latina.
Insegnanti : Beccarelli, Lanzarotti, Melli, Necchi, Terroni
Considerando la presenza, nel territorio, di numerosi licei e l’affluenza da parte degli alunni dell’ I.C. Manara di tali Istituti, gli insegnanti di Lettere, propongono un primo e semplice approccio alla lingua latina. Qualcuno potrebbe chiedersi : ”Perchè il Latino?”
Perché il Latino spalanca la comprensione del presente come epoca che è figlia di un passato.
“Noi siamo nani sulle spalle dei giganti” scriveva Bernardo de Chartres e per questo non possiamo capire chi siamo prescindendo dai giganti su cui stiamo. Uscendo dalla metafora, per capire chi sono e in che mondo vivo, è importante guardare da dove vengo, ovvero la storia che mi precede.
La conoscenza del Latino permette di apprendere maggiormente molti aspetti della realtà.
Uno può chiedere: ”Quali ?” Solo lo studio e l’esperienza possono testimoniarlo a ciascuno. Però bisogna avere il coraggio di fare fatica, di impiegare tempo anche quando non se ne comprendono le ragioni.
Ecco perché noi, insegnanti di Lettere abbiamo voluto offrire ai nostri ragazzi l’opportunità di cominciare ad amare questa lingua per molti “morta”, ma che nasconde, invece, una tale vitalità che la si può percepire solo studiandola.
E’ sbagliato considerare il latino una lingua morta perché è una lingua che può solo portare benefici agli alunni a scuola, perché può aiutarli nella storia, nella logica e consente di avere un bagaglio culturale che nel tempo tornerà inevitabilmente utile.
Al corso hanno partecipato alunni delle classi seconde e terze e tutti hanno lavorato con serietà, mostrando interesse e, soprattutto, Curiosità, ingrediente essenziale per approcciarsi a delle nuove avventure. All’inizio erano confusi, affascinati, sconcertati: rosa rosae, rosarum, fuit, epistula, ancillis!
L’atrio della Scuola Secondaria era un rimbombare di parole latine e in certi momenti sembrava proprio di essere tornati, come per magia, al tempo dei Romani.
Poi hanno cominciato, piano piano, a capire il meccanismo traducendo, con immane soddisfazione, frasi e piccole versioni. Accanto alle traduzioni sono state molto belle anche le letture riguardanti la civiltà romana.
Leggendo si sono resi conto di quanto ciò che si vive oggi, soprattutto dal punto di vista sociale, non è così diverso, da ciò che si viveva in passato. Chi non ha mai provato nella vita un sentimento contradditorio per qualcuno, un insieme tra forte amore misto all’odio, per le sofferenze patite?
Catullo, vissuto tra l’84 e il 54 a.c. scriveva proprio:
Odi et Amo. Quare id faciam, fortasse requiris.
Nescio, sed fieri sentio et excrucior
Odio e Amo. Come è possibile? Mi chiederai.
Non lo so, ma sento che accade e mi sta torturando
I ragazzi, traducendo questi brevi versi e confrontandoli con testi di canzoni attuali, si sono resi conto che Catullo, assai lontano da loro, in una piccola forma, ha reso esplicito un sentimento ossimorico che la maggior parte delle persone, oggi ha provato.
Tirando le somme si può dire che la lingua latina è definita morta, semplicemente, perché non è più parlata. Ma la lingua latina sopravvive costantemente in molte lingue odierne, che utilizziamo quotidianamente. La lingua ci parla delle nostre origini, di ciò che è stato e ancora è. Proprio per questo non possiamo definirla morta , perché al contrario, fortunatamente sopravvive.
E la partecipazione, costante, attenta e impegnata a questo corso dei ragazzi delle classi seconde e terze, è la dimostrazione, che la lingua latina non è morta, ma è in grado di suscitare interesse e divertimento alle nuove generazioni, ovviamente a coloro che condividono il moto:
Memento audere semper!